Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Queste le parole della segreteria confederale nazionale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli in vista dell'annunciato incontro con il Governo sul tema della sicurezza sul lavoro:

"Apprendiamo dalla stampa che saremo convocati l'otto maggio. Lo voglio vivere come un buon segnale, perché nei due anni precedenti ricordo che a ridosso del 1° maggio il governo ha deciso di fare dei provvedimenti senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali; quindi, auspichiamo che sia un confronto vero e un confronto di merito. Va però precisato un punto: un miliardo e duecento milioni, che il governo, almeno leggendo dalla stampa, ha indicato è in realtà una parte delle risorse economiche già disponibili, perché almeno 600 milioni sono già previsti dai bandi Inail. Gli altri sono risorse delle aziende, dei lavoratori, che vengono normalmente versate comunque all'Inail, in materia di prevenzione e di sicurezza. Non vorremmo che ci rivendessero due volte la stessa cosa, ma noi faremo la nostra parte. Avevamo già presentato, quando questo governo si è insediato, una piattaforma, tra l'altro unitaria, sui temi della salute e della sicurezza e quindi ripartiamo da lì e siamo pronti a fare un confronto vero, se vogliono fare un confronto vero".

In Italia sempre problematica la sicurezza sul lavoro, purtroppo assistiamo ancora a troppi incidenti.

"Sì, è un dato drammatico. È il richiamo lanciato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un richiamo che noi sentiamo molto e che facciamo da anni. Non voltarsi dall'altra parte, non pensare che succeda a qualcun altro. Non cadere nell'indifferenza perché purtroppo le morti sul lavoro stanno aumentando, come dimostrano purtroppo i numeri. Quotidianamente aumentano anche le malattie professionali. E allora noi diciamo che c'è bisogno di maggiore prevenzione e di maggiore formazione, anche partendo dalle scuole, ma questo non basta, perché bisogna avere un sistema sanzionatorio molto duro e rigoroso e bisogna anche cercare di comprendere le cause perché ancora oggi viviamo una condizione dove si muore sul lavoro, come sessanta-ottant'anni fa. Abbiamo un sistema produttivo che è fatto di appalti, subappalti, subappalti a cascata, fatto sulla velocità; quindi, sul fatto che bisogna produrre di più e più velocemente, che bisogna contenere i costi del lavoro e questo va normalmente a scapito, ovviamente, dei salari dei lavoratori e della sicurezza dei lavoratori. Noi dobbiamo lavorare su un altro piano, che è quello della precarietà del lavoro, che è quello di come si fa impresa in questo paese e quindi cambiare profondamente questo modello".

Davide Fifaco